Impatta, Davide D’Arcangelo: introdurre la figura del public innovation manager per una PA 4.0

Davide D'Arcangelo

Come ricordato dall’ANCI, il PNRR ha stanziato 40 miliardi di euro per comuni e città metropolitane: “Nella storia – precisa Davide D’Arcangelonon ci sono mai stati così tanti soldi da spendere, ma la carenza sotto il profilo progettuale è un fatto che preoccupa e mina la “messa a terra” del piano di ripresa e resilienza”.

Oggi persistono diverse criticità nell’attuazione del Piano. Ai ritardi nella presentazione dei progetti si aggiungono infatti anche le continue proroghe nelle scadenze e l’aumento del divario nelle prestazioni tra nord e sud. Risulta quindi fondamentale consentire ai Comuni di affidarsi a nuove professionalità per evitare di sperperare i fondi concessi. È qui che fa il suo ingresso la figura del public innovation manager, ovvero un professionista la cui presenza rappresenta un elemento centrale per la transizione digitale dei comuni. La nuova figura contribuirebbe quindi non solo all’ottimizzazione della comunicazione tra livello centrale e territori, ma anche alla realizzazione dei progetti finanziati dal PNRR e la loro futura gestione: gli enti hanno oggi la necessità di ripensare gli interi processi, il proprio ruolo e i propri servizi.

Impatta, ricorda Davide D’Arcangelo, è impegnata ad affrontare il tema del divario di professionalità “per scongiurare un nuovo effetto Cassa del Mezzogiorno”. Il network ha pertanto lanciato, insieme all’associazione del Public innovation management e a Ecoter e con il patrocinio della Camera di commercio di Roma, il primo corso formativo dedicato alla figura del public innovation manager. Al progetto ha preso parte anche una rete di innovatori mondiali capaci di coinvolgere realtà come il Mit di Boston o l’Università di Harvard. Attraverso una serie di skills trasversali, il corso introduce alla diffusione del partenariato pubblico-privato, al pre-public procurement e a tutte le nuove frontiere della programmazione europea. Include altresì elementi di competenze digitali e di gestione energetica. Si delinea così “un project manager evoluto, capace di ridisegnare i processi e rendere certificabile e controllabile l’execution di molti interventi. È un nuovo approccio culturale alla pubblica amministrazione”.

Negli ultimi 15 anni la spesa della PA è diminuita del 40% e “oggi si trova a dover gestire molti soldi senza avere le strutture e le competenze per attivare tutti quei processi che servono per ‘fare spesa’”. La PA deve quindi poter fare affidamento su “figure che dispongano di un adeguato know how per sfruttare nuovi prodotti finanziari, nuove tecnologie di sharing proprio pensando alla “condivisione” in tema di manutenzione e funzionamento delle infrastrutture in itinere”, ha spiegato Davide D’Arcangelo. “Il public innovation manager – ha quindi concluso – non serve solo nell’immediato, ma sarà indispensabile nel futuro per fare in modo che la spesa pubblica venga gestita e manutenuta, diventi efficace”.

Per maggiori informazioni:
https://www.agendadigitale.eu/cittadinanza-digitale/public-innovation-manager-cosa-fa-e-perche-e-cruciale-per-la-transizione-digitale-dei-comuni/