Davide D’Arcangelo spiega su “L’Osservatore Romano” perché la transizione ecologica è conveniente

Davide D'Arcangelo

Sul quotidiano “L’Osservatore Romano”, Davide D’Arcangelo riporta e argomenta i risultati del secondo stress test climatico condotto dalla Bce, uno studio che valuta l’impatto dei rischi climatici su aziende e banche nei prossimi 30 anni.

Dopo aver analizzato circa 3 milioni di aziende e 600 banche europee, la Banca Centrale Europea ha ipotizzato tre possibili scenari, rendendo chiaro che la transizione è inevitabile ma il modo in cui vi si arriverà farà la differenza per molti.

Nel primo scenario, nonché il migliore, si assiste a una “transizione accelerata”, con importanti e immediati investimenti fino a 1.000 miliardi di euro e un conseguente rapido aumento dei costi energetici che però poi scenderanno notevolmente. In questo caso, il calo delle emissioni al 2030 sarà in linea con quanto previsto dagli accordi di Parigi. Il secondo scenario, “transizione con spinta tardiva”, prevede degli investimenti ritardati che consentiranno comunque di raggiungere gli obiettivi climatici ma con costi economici ed energetici superiori. Il terzo scenario, quello della “transizione ritardata”, presuppone degli investimenti lenti che non permetteranno di raggiungere gli obiettivi di Parigi.

Stando a quanto emerso, osserva Davide D’Arcangelo, “sebbene una transizione più rapida comporti nel breve periodo maggiori investimenti e una bolletta energetica più salata, nel medio lungo periodo questo sforzo è ampiamente ripagato dalla riduzione dei rischi finanziari e dei costi economici per famiglie e imprese”. Una politica climatica meno ambiziosa, invece, “finirà per provocare un’impennata dei costi energetici nel medio periodo, ma soprattutto un aumento dei rischi fisici per imprese e famiglie”, a causa degli eventi metereologici estremi che saranno sempre più frequenti.

Da qui la conclusione che “la conversione ecologica non è solo moralmente doverosa, ma anche economicamente conveniente”. A fare pace con tale epilogo sono stati i consumatori, che tendono sempre di più a premiare i prodotti sostenibili, e soprattutto i mercati, in cui i fondi di investimento sono ormai guidati da criteri ESG, tra l’altro con performance sempre più positive. La trasformazione in atto è tangibile anche nel mondo del lavoro, dove si registra una crescita della domanda di competenze sostenibili.

Come succede in ogni fase di cambiamento, fa notare Davide D’Arcangelo, c’è chi riconosce i segni dei tempi e si prepara subito alla rivoluzione e chi invece preferisce “trincerarsi dietro al business” rallentando il processo, con il risultato di ritrovarsi poi “tagliato fuori dal mercato”. “La transizione – prosegue – è inevitabile. La scelta che abbiamo di fronte è: se cambiare perché vogliamo, o se farlo perché dobbiamo. Il risultato probabilmente alla fine sarà lo stesso, il percorso e i protagonisti certamente no”.